Ospedale di San Vitale

(sec. XIII)


viale Battisti


L’ospedale, documentato dal 1221, sorse per iniziativa di alcuni esponenti della famiglia Caccia, che nel 1256 ottennero il diritto di nominarne il rettore. Fin dalle origini esso fu gestito da un piccolo gruppo di uomini e di donne al quale nel 1356 si aggiunsero tre religiose fino ad allora residenti presso la domus di San Sisto, dell’ordine degli Umiliati; da questa comunità, forse, nei primi decenni del Trecento si staccarono quelle donne che avviarono la costruzione del vicino monastero di Sant’Orsola. Nella seconda metà del XV secolo, dopo l’aggregazione all’Hospitale novum (il Sant’Anna), l’ospizio dovette cessare l’attività assistenziale, ma la chiesa continuò ad essere officiata per iniziativa dei deputati del Sant’Anna e della confraternita dei Santi Pietro e Vitale. Divenuta parrocchia nel corso del Settecento, essa fu abbandonata intorno al 1785 e quindi alienata e adibita ad usi profani fino al 1884-85, quando fu demolita per lasciar posto alla sede ferroviaria, mentre sull’area dell’antico ospedale sorse quello che oggi è il Centro pastorale «Cardinal Ferrari». La seicentesca pala dell’altar maggiore della chiesa, raffigurante la Madonna col Bambino fra i santi Vitale e Pietro, è ora conservata nella vicina Sant’Orsola.

I documenti raccontano…

Dall’ingresso in comunità di un converso, 1249

Io, frate Uguccione, figlio del fu Ottobuono de Polenzo di Tresivio, prometto stabilità, castità ed obbedienza e di vivere senza alcuna proprietà presso l’ospedale di San Vitale della Valle di Como, costruito e fondato presso il muro del fossato della città dal fu Giovanni Caccia di Como, secondo la regola di detto ospedale. Inoltre offro me e tutti i miei beni (…) in particolare una vigna con casa e torchio ed edifici siti nel territorio di Tresivio, in località in Arboledo (…), a frate Martino, ministro dell’ospedale, che agisce a nome dei poveri e dei malati dell’ospedale.

 

Da una ricevuta di pagamento, 1300

I confratelli dell’ospedale di San Vitale di Como dichiarano di aver ricevuto due some di segale e di miglio da Francino di Gerenzano di Como, figlio del fu Domenico, che agisce a nome della moglie Fomaxia, a parziale pagamento di quanto loro dovuto negli ultimi due anni dai terreni nel territorio di Nibionno e lasciati a Fomaxia dal padre Petraccio, che nel suo testamento del 1297 stabilì che ogni anno in perpetuo, con quattro quartari di miglio e quattro quartari di segale raccolti su detti terreni, fosse cotto del pane da distribuire ai poveri dell’ospedale.

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Immagine principale. Bottega dei Recchi, Madonna con Bambino e i Santi Vitale e Pietro, sec. XVII (Como, chiesa di Sant’Orsola)

In basso. Ambito lombardo, Madonna del latte, sec. XV (Como, chiesa di Sant’Orsola)

Torre di San Vitale, secc. XIII-XIV